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Il fantastico di Pirandello

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Il Sud, si sa, è magico. Non solo per la bellezza dei suoi paesaggi; per le coste scintillanti e ventose, per il sole bollente d’estate e tiepido d’inverno. Per i sentieri a picco su mari trasparenti e turchesi. E’ magico per via delle sue streghe, dei suoi spiriti e demoni, delle fate buone e dei licantropi. La magia è radicata in quelle storie antichissime che si raccontavano intorno al fuoco o sotto i cieli neri nei campi.

Un Fantastico italiano

Luigi Pirandello (1867 – 1936) è stato il primo autore italiano a creare una vera e propria poetica del fantastico originale e perturbante, radicandola nella tradizione folklorica meridionale. In particolare, ovviamente, quella siciliana, sua terra natia. Le prime tracce del fantastico, sono rintracciabili già nella tradizione classica e medioevale, ma si consacra come genere letterario tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento con il romanzo gotico. Proprio durante tutto questo secolo, in Italia venne considerato un genere tipicamente settentrionale; forse perchè si tendeva ad attribuire alla letteratura meridionale un’incompatibilità di fondo con le atmosfere tenebrose tipiche del genere a causa del clima. Il mare, i paesaggi, le temperature soleggianti, costituivano un problematica estetica secondo cui non era possibile un fantastico senza nebbia, freddo e cieli nuvolosi. Gli autori della scapigliatura, scelsero scenari nordici per le loro storie ambientandole in paesi oltre le Alpi. Altri, costruirono paesaggi di pura fantasia con ambientazioni gotiche che non hanno niente a che fare con la geografia italiana.

Con Pirandello, per la prima volta il fantastico è strettamente legato ad un territorio italiano, nella fattispecie quello della calda e colorata Sicilia. Credenze antiche, paesaggi caratteristici, personaggi terrificanti dell’immaginario popolare, sono gli ingredienti principali per un nuovo modo di raccontare le cose. La forma narrativa che l’autore sceglie non è una novità, ma è quella che ama di più, che gli appartiene e che sin dai tempi antichi è propria del genere, quella del racconto. Gli tornano in mente le storie della sua vecchia balia, quelle delle streghe che scambiano i bimbi nelle culle; sogna ombre che si aggirano per piazze desolate; immagina il male trasmesso solo con la forza di volontà dagli jettatori; bambini che giocano con la luna.

Dall’Umorismo al Perturbante

Stanco delle briglie del verismo, guarda al fantastico come un via di fuga ma anche come ad un nuovo modo per smascherare le sovrastrutture e le contraddizioni umane. In novelle come Il figlio cambiato, Male di luna o Un’idea, l’umorismo lascia il posto al perturbante. Personaggi che insinuano il dubbio tra lucidità e follia; piccoli dettagli che conducono il lettore in un’atmosfera familiare per poi stravolgerla con una rivelazione straordinaria e agghiacciante. Le contraddizioni della vita, l’invidia, l’onore, il tradimento, vengono incarnati da racconti in cui agiscono fantasmi e streghe. Perchè smascherano.

Non saremmo completamente disarmati di fronte a qualcosa che ci incute timore? E’ il terrore a rivelare la vera natura degli uomini.

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